Nuovi arredi sacri alla Matrice di Valguarnera. O meglio, autentiche opere d’arte che prendono posto nel coro della bellissima chiesa dedicata a San Cristofero patrono della cittadina. Dettagliatamente si tratta della mensa d’altare, quella isolata al centro del presbiterio dove si celebra la messa; dell’ambone, dal quale vengono proclamate le letture sacre; della sede, dove siede l’officiante nel corso della celebrazione, e del portacero pasquale. Tutte opere ricavate da blocchi unici di bianchissimo marmo di Carrara scolpite a mano dall’artista Angelo Salemi da Mazzarino.

«L’innovazione liturgica nel presbiterio è stata realizzata – dice il parroco Francesco Rizzo – grazie a un finanziamento di 49mila euro ricevuto dalla Regione siciliana. Era da tempo che si voleva rinnovare l’altare e per farlo, insieme al viceparroco Samuel La Delfa, abbiamo chiesto il parere del vicario generale della Diocesi, padre Nino Rivoli, che è anche un liturgista. Questi nel consigliarci ci ha indirizzato dallo scultore Salemi che è noto per la particolare sensibilità artistica e per aver realizzato altre opere marmoree di carattere religioso».
È stato lo stesso artista, con la sua fine percettività, ad attingere dall’iconografia cristiana quei simboli scolpiti in bassorilievo sui marmi. E tra questi spicca il pellicano – raffigurante nell’altare il sacrificio di Cristo – che si trafigge il petto per nutrire i propri figli, non mancando al contempo di alimentare col becco il più distante, l’«ultimo», il più bisognoso che non dev’essere abbandonato. La figurazione del pellicano si ripete sui fianchi della sede insieme ad altri simboli meno visibili sul retro della stessa. Poi – autentica sorpresa densa di significati – l’ambone, in cui lo scultore si supera rappresentando con una frattura nel marmo la cesura tra l’Antico e il Nuovo Testamento; dalla spaccatura salgono tre spighe simboleggianti il pane e l’eucarestia che attribuiscono una sorta di continuità tra le due partizioni bibliche. A destra di chi guarda è scolpito un manto, il drappo di Gesù che lì appeso copre la corona di spine appena visibile dal piano d’appoggio delle letture. Dall’altro lato dello stesso piano delle letture sono scolpiti i chiodi della crocefissione.

Diversi altri significati sono poi attribuibili osservando le opere nel loro complesso e da una prospettiva «a tutto tondo» che consenta di cogliere ogni sfumatura del lavoro e del pensiero dell’artista le cui idee sono state sottoposte alla preliminare approvazione della committenza.
Infine, non sono da sottacere le perplessità manifestate da molti osservatori sulla «modernità» delle opere e su come queste si collochino in seno a una chiesa d’impronta architettonica decisamente classica. Ma si sa, non esiste evoluzione senza il cambiamento. E di fronte a quest’ultimo, l’occhio ha bisogno di adeguarsi.
La consacrazione del nuovo altare e la benedizione degli altri elementi liturgici avverranno domenica 11 maggio alle ore 19 durante una solenne celebrazione eucaristica. La cittadinanza è invitata a intervenire.
Salvatore Di Vita
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