Cultura e Società

Circolo Unione e Società Rurale riconosciute Patrimonio Culturale di Valguarnera

Il governo cittadino ha approvato due delibere con le quali assegna il riconoscimento di <<Patrimonio culturale>> a due storici sodalizi cittadini: il Circolo Unione e la Società rurale Democratica Cristiana entrambe con sede in piazza della Repubblica, proprio alla base del Palazzo di città, attualmente guidate da Salvatore Di Vita e Francesco Palermo. L’iniziativa dell’amministrazione comunale mira alla salvaguardia del cosiddetto <<patrimonio culturale immateriale>> e la storia dei due sodalizi merita tale conservazione.

Arcangelo Santamaria

 

Il “Circolo Unione” rappresenta storicamente il primo e il più antico esempio di associazionismo a Valguarnera. Il sodalizio esiste sin dal tempo dei Borbone, nacque infatti intorno al 1810 per iniziativa del ceto dei “civili’”o dei “galantuomini” – come si chiamavano un tempo – ovvero medici, farmacisti, avvocati, maestri, impiegati comunali e dell’amministrazioni delle miniere, grossi proprietari terrieri e gabelloti. In pratica i notabili del paese che nel vasto ed elegante salone dell’associazione spendevano le ore libere dal lavoro nella lettura dei giornali, nel gioco delle carte e nell’onesta conversazione. Il sodalizio diventava giocoforza un luogo d’incontri, dove prendevano abbozzo gli affari, le decisioni amministrative, le frequentazioni e gli impegni sociali a favore della comunità. Una testimonianza letteraria su quel consesso e sullo spaccato sociale ivi rappresentato, ce la dà lo scrittore e giornalista Francesco Lanza nella novella L’ora del Circolo (Cfr. quotidiano ‘Il Tevere’, Roma, 1928). Mentre non è da sottacere la storica devozione degli associati nei confronti dell’Immacolata e dell’istituto del Boccone del Povero, fondato direttamente dal beato Giacomo Cusmano a cui molti “civili” rimisero fiducia ricevendone in cambio tanto bene nello spirito (Cfr. G. Magno, Memorie storiche di Valguarnera Caropepe, Tipografia Pontificia, Palermo, 1928).
Anni dopo sulla vita del circolo si aggiungeranno le notizie contenute nel saggio storico dello scrittore Enzo Barnabà con la descrizione della sommossa del 25 dicembre 1893 che si accanì contro il palazzo municipale, le case dei ricchi e il loro sodalizio personificandoli come emblemi della classe padronale su cui sfogare l’odio rivoluzionario generato dalla grama condizione economica di fine Ottocento (Cfr. I Fasci siciliani a Valguarnera, Teti Editore, Milano, 1980).
Con l’unità d’Italia il ‘Circolo dei civili’ cambiò il suo nome in ‘Casino Garibaldi’, conformando il proprio orientamento politico con quello della nuova casa regnante. Il fascismo ne occuperà i locali per farne il ‘Circolo Fascista di cultura’, in pratica una sede del Fascio com’è testimoniato da una grande scritta («credere, obbedire, combattere») ancora leggibile nei muri del cortile interno. Sarà dopo la disfatta del regime che un solerte inserviente del sodalizio, don Ciccio Arena, “rioccuperà” le sale trasportandovi nottetempo gli arredi originari custoditi in un locale contiguo. Poi, nell’ottobre del 1943, l’A.M.G.O.T. (Allied Military Government Occupied Territory) autorizzerà la ricostituzione del circolo, “alle condizioni prescritte dalle disposizioni vigenti”, invitando i soci all’elezione delle cariche sociali e alla predisposizione di uno statuto. Quest’ultimo vedrà ufficialmente la luce il 6 gennaio del 1948 e da allora il sodalizio mantiene lo status attuale e il nome di ‘Circolo Unione’. “Esso è apolitico – si legge nella carta statutaria – e si propone scopi culturali e ricreativi, ispirando la sua azione all’ordine e alle leggi”.

La ‘Società Rurale Democratica Cristiana’ rappresenta a Valguarnera il primo e più antico esempio di società economica cattolica fondata come recepimento dell’enciclica papale Rerum novarum al fine di giungere alla costruzione di una società cristiana contrapposta a quella massonico materialista di quel tempo. Il fondatore fu il parroco don Giuseppe Lomonaco che, sull’onda dell’impegno sociale di matrice sturziana, il 14 giugno 1900 si presentò dal notaio Francesco Scarlata per legalizzare la costituzione della società. Con Lomonaco si presentarono 22 agricoltori “iscritti al comitato, tutti possidenti, cattolici intraprendenti, coraggiosi, generosi, incrollabili nella loro fede umana e religiosa; ai quali si aggiunsero tre sacerdoti” (Cfr. Nunzietta D’Amico, Giuseppe Lomonaco sacerdote 1849-1916, Edizioni Lussografica, Caltanissetta, 2006). Tutti insieme fondarono la prima società economica cattolica denominata ‘Società Rurale Democratica Cristiana di Valguarnera’, società cooperativa in nome collettivo avente lo scopo di “migliorare la condizione morale e materiale dei soci, gabellando loro delle terre e concedendo prestiti in denaro e derrate con tutte le facilitazioni che sono all’uopo necessarie nei modi determinati dallo Statuto” (Cfr. Atto costitutivo della Società Rurale Democratica Cristiana di Valguarnera, Tipografia Salvatore Petrantoni, Caltanissetta, 1900). Scopo della società fu quello di sostituirsi agli intermediari per contrattare direttamente col proprietario del latifondo l’affitto delle terre per poi ridarle, divise in particelle, agli associati che dovevano coltivarle direttamente o a mezzadria con i patti determinati dallo statuto. Con questa forma di società gli agricoltori si affrancarono dal gabelloto (spesso alleato con la mafia agraria e profittatore del lavoro altrui) che prendeva in affitto i latifondi direttamente dai proprietari per poi subaffittarli speculando sul prezzo. Fu così che l’agricoltore, spalleggiato da questa forma di organizzazione, si liberò dal cappio dell’usura e dalle altre prevaricazioni. Tra i successi più importanti conseguiti dalla ‘Società Rurale Democratica Cristiana’ si ricorda l’affitto del feudo di Pietratagliata, ossia Castello di Gresti, appartenente agli eredi del barone Caprini. Il feudo fu assunto per 6 anni all’estaglio annuo di lire 34 mila e il pagamento del suddetto nell’agosto di ogni anno (Cfr. Lettera di Giuseppe Lomonaco a Luigi Sturzo del 4 novembre 1908). Le terre furono poi suddivise mediante sorteggio pubblico nella sede della cooperativa. Sede tutt’ora esistente, in cui si coltiva e custodisce con orgoglio la storia secolare della Società.