Cultura e Società

Da Basilea in Africa in bicicletta. L’Avvocato Maurizio Ceraldi prima del rientro fa tappa a Valguarnera

Maurizio Ceraldi in Etiopia

Valguarnera – La bicicletta e le imprese estreme sembrano fare parte del Dna dei valguarneresi. Appena un mese addietro i fratelli Giorgio e Riccardo Alessi, avevano concluso il coast to coast degli Stati Uniti d’America, dopo che l’anno precedente, in mountain bike, avevano pedalato dal Canada al Messico. Da qualche giorno ha fatto tappa a Valguarnera, riabbracciando parenti e amici, il 39enne Maurizio Ceraldi, avvocato di Basilea, di padre valguarnerese e madre spagnola, che sulla sua bicicletta è in viaggio da ben 23 mesi. Un autentico stacanovista che ha attraversato mezzo mondo e che nella sua ultima impresa ha percorso, 26mila 578 chilometri attraversando 28 paesi (Svizzera, Francia, Spagna, Marocco, Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea-Bissau, Guinea, Mali, Burkina Faso, Benin, Nigeria, Gabun Congo-Brazzaville, RDC Congo, Namibia, Sudafrica, Lesotho, Swaziland, Mozambico, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan, Egitto, Tunisia e Sicilia). Se fossero tutti come lui le compagnie aeree avrebbero già chiuso bottega e di automobili in giro se ne vedrebbero davvero poche. Maurizio Ceraldi è fatto così: decide di staccare la spina, chiude con il mondo che ci stressa, si mette in sella alla sua bicicletta, zaino in spalla e via, là dove ti porta il cuore. Questa volta il cuore lo ha portato in Africa culla del mondo, dove tutto ti affascina e ti riduce a semplice essere umano. <<Questo viaggio -dice Maurizio Ceraldi- è il simbolo di una grande libertà. Sentivo di dovere partire, liberare il mio spirito, fuggire dalla mia gabbia dorata. Come lo scrittore Nicolas Bouvier, penso che un viaggio come il mio apre nuovi orizzonti e ci permette di ridimensionare i nostri problemi quotidiani. Lì la vita è molto più dura e cruda. Ciononostante gli africani la affrontano con umiltà e allegria. Volevo quindi partire per l’Africa per scoprirla, per farmi un’idea tutta mia a prescindere dai pregiudizi che caratterizzano questo continente poco conosciuto>>. Il ciclista solitario racconta: <<Grazie alla bici ho trascorso moltissime notti in paesini di tutta l’Africa. Quando tramonta il sole, mi presentavo al capo del villaggio, chiedendogli di ospitarmi. Le serate passate a chiacchierare del più e del meno sono i più bei ricordi del mio viaggio. Anche le notti solitarie nel deserto del Namib o in altri posti della Namibia, trascorse nella più assoluta tranquillità, sono state affascinanti>>. Adesso lo aspetta il ritorno a casa, ovviamente in bicicletta, da Valguarnera alla “vicina” Basilea.

Arcangelo Santamaria