Cultura e Società

Il bisogno di essere Samara

Quando ho letto il primo post sull’avvistamento inquietante per le strade di Catania mi sono convinta che si trattava di una povera squilibrata che andava in giro, di sera, in camicia da notte.

L’enigma era soltanto perché la chiamassero Samara.  Non guardo i film horror nè , tantomeno, sono un’appassionata di giochi virali.

Complici il buio e la qualità delle foto pubblicate questa donna, dal volto coperto dai lunghi capelli neri, inseguita e malmenata, mi faceva pena.

L’indomani i post e le foto riempivano la home page di FB e, addirittura, testate giornalistiche scrivevano di Samara. Evidentemente qualcosina mi era sfuggita.

Anche perché mi risultava inspiegabile come questa tizia potesse trovarsi in più posti quasi contemporaneamente!

Mi sono messa d’impegno e ho studiato il caso. Una vastità di notizie mi ha travolta.

C ‘è chi  l’ha definita allarme sociale, chi terrore notturno, carabinieri allertati e pure denunce.

Il social per eccellenza intervalla foto di nuovi, o riciclati, ministri e Samara.

Samara Challenge , il caso è stato già  definito ma non ancora archiviato.

A me è rimasta la profonda consapevolezza che la vita virtuale ha preso il posto di quella vera.

Che per scuotere l’adrenalina assopita dalle luci blu, si ha bisogno di mascherarsi e farsi inseguire da una folla eccitata da risoluzioni eccellenti di video e foto.

Chi se ne frega di chi sta sotto quella sottana e  sotto quei torbidi capelli ?

Aspettiamo la Samara di turno per far parlare un po’ di noi , correre ad aggregarci in strada inseguendo un incubo creato a tavolino mentre la vita scorre e i turbamemti e le gioie, quelle vere, cerchiamo di stereotiparle in post già scritto da qualcun altro!

Basta fare copia e incolla e inserire un tag!

Stefania Avola