HB STORY DAY di Annamaria Barone

Giovanna D’Arco

Agosto mi sorprende sempre, visto che in estate segna il giro di boa.  Ci si abitua ai ritmi delle vacanze e al tempo libero e all’improvviso pensieri di ritorno a scuola, materiale scolastico, partite di calcio, progetti autunnali al lavoro e nuovi piani tornano nella nostra testa.  Ma tieni presente che hai un altro mese d’estate da goderti e, si spera, anche un po’ di tempo per le trascorrere buone vacanze!  Il tempo vola troppo in fretta: quest’anno è passato, e lo dico ogni anno a quest’ora!!!  Spero che tutti voi abbiate trascorso dei bei momenti di relax di vacanze e di passatempo con buoni Barbecue belle feste bei fuochi di artificio con una buona lettura comunque e ovunque voi siate.

Annamaria Barone

Giovanna D’ Arco 
Vergine e mistica
Nascita Domrémy, 1412

Morte Rouen, 30 maggio 1431
Venerata da Chiesa cattolica
Beatificazione Basilica di San Pietro, 18 aprile 1909 da Papa Pio X
Canonizzazione Basilica di San Pietro, 16 maggio 1920 da Papa Benedetto XV
Ricorrenza 30 maggio
Attributi Armatura, spesso a cavallo; vessillo.
Patrona di Francia, è stata un’eroina nazionale francese, venerata come santa dalla Chiesa cattolica, conosciuta anche come «la pulzella d’Orléans»

Recuperò alla Francia parte del territorio caduto in mano agli inglesi durante la Guerra dei cent’anni, contribuendo a risollevarne le sorti, guidando vittoriosamente le armate francesi contro quelle inglesi. Catturata dai Borgognoni davanti a Compiègne, Giovanna fu venduta agli inglesi. Questi la sottoposero a processo per eresia, al termine del quale, il 30 maggio 1431, fu condannata al rogo e arsa viva. Nel 1456 papa Callisto III, al termine di una seconda inchiesta, dichiarò la nullità di tale processo.

Beatificata nel 1909 da Pio X e canonizzata nel 1920 da Benedetto XV, Giovanna fu proclamata santa patrona di Francia

Giovanna nacque in Borgogna, a Domrémy (oggi Domrémy-la-Pucelle) da Jacques d’Arc e Isabelle Romée in una famiglia di contadini della Lorena, ma appartenente alla parrocchia di Greuxe alla castellania di Vaucouleurs, soggetta alla sovranità francese Secondo le testimonianze del tempo, era una ragazzina molto devota e caritatevole; nonostante la giovane età visitava e confortava i malati e non era insolito che offrisse il proprio giaciglio ai senzatetto per dormire lei stessa per terra, sotto la copertura del camino

All’età di tredici anni iniziò a udire “voci celestiali” spesso accompagnate da un bagliore e da visioni dell’arcangelo Michele, di santa Caterina e di santa Margherita, come sosterrà in seguito. La prima volta che queste “voci” le si palesarono, secondo il suo stesso racconto reso durante il processo per eresia subíto a Rouen nel 1431, Giovanna si trovava nel giardino della casa paterna; era il mezzodì di un giorno d’estate sebbene sorpresa e impaurita da quell’esperienza, Giovanna decise di consacrarsi interamente a Dio facendo voto di castità«per tutto il tempo che a Dio fosse piaciuto»

Nell’estate del 1428, a causa della guerra dei cent’anni che opponeva il regno di Francia al regno d’Inghilterra e alla Borgogna, la sua famiglia fuggì dalla valle della Mosa verso Neufchâteau, per sottrarsi alle devastazioni provocate dalle truppe di Antoine de Vergy, capitano borgognone Era da poco iniziato il 1429 quando gli inglesi erano ormai prossimi a occupare completamente Orléans, cinta d’assedio sin dall’ottobre del 1428: la città, sul lato settentrionale della Loira, aveva, per la posizione geografica e il ruolo economico, un valore strategico quale via d’accesso alle regioni meridionali; per Giovanna, che sarebbe diventata figura emblematica della storia di Francia, fu quello il momento – sollecitata dalle “voci” che diceva di sentire – per correre in aiuto di Carlo, Delfino di Francia, nella guerra per il trono contro gli inglesi e i loro alleati borgognoni

Come Giovanna stessa dichiarerà sotto interrogatorio, in un primo tempo ella mantenne il più stretto riserbo su queste apparizioni sovrannaturali, che all’inizio le parlavano della sua vita privata e che solo successivamente l’avrebbero spinta a lasciare la propria casa per guidare l’esercito francese. Tuttavia, i suoi genitori dovettero intuire qualcosa del cambiamento che stava avvenendo nella ragazza, forse anche allertati da qualche confidenza che Giovanna stessa si era lasciata sfuggire, come avrebbe ricordato, molti anni dopo, un suo amico di Domrémy e avevano deciso di darla in sposa a un giovane di Toul. Giovanna rifiutò la proposta di matrimonio e il suo fidanzato la citò in giudizio dinanzi al tribunale episcopale; ascoltate entrambe le parti, il tribunale diede ragione a Giovanna, dal momento che il fidanzamento era avvenuto senza il suo assenso

Vinta anche la resistenza dei genitori, la ragazza ebbe di nuovo libertà di azione e poté dedicarsi alla sua missione. La prima tappa del suo viaggio la portò sino a Vaucouleurs dove, con l’appoggio dello zio Durand Laxart, riuscì a incontrare il capitano della piazzaforte, Robert de Baudricourt. Questi, al primo incontro, il 13 maggio 1428, la schernì rimandandola a casa come una povera folle. Per nulla demoralizzata da quell’insuccesso, Giovanna si recò altre due volte presso il capitano di Vaucouleurs e questi, forse spinto dal consenso che Giovanna sapeva raccogliere tanto tra il popolo quanto tra i suoi uomini, mutò parere sul suo conto, sino a convincersi (non prima di averla sottoposta a una sorta di esorcismo da parte di un curato del luogo, Jean Fournier) della sua buona fede e ad affidarle una scorta che l’accompagnasse al cospetto del sovrano, come la ragazza chiedeva

Morte
Il 30 maggio 1431 entrarono nella cella di Giovanna due frati domenicani, Jean Toutmouillé e Martin Ladvenu; quest’ultimo la ascoltò in confessione e le comunicò quale sorte era stata decretata per lei quel giorno; nella sua ultima lamentazione, la Pulzella, vedendo entrare il vescovo Cauchon esclamò: «Vescovo, muoio per causa vostra». In seguito, quando questi si fu allontanato, Giovanna chiese di ricevere l’eucaristia. Martin Ladvenu non seppe che cosa risponderle, poiché non era possibile a un eretico comunicarsi e chiese allo stesso Cauchon come dovesse comportarsi; sorprendentemente, e in violazione ancora una volta di ogni norma ecclesiastica, questi rispose di somministrarle il sacramento

Giovanna fu condotta nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen e fu data lettura della sentenza ecclesiastica. Successivamente, senza che il balivo o il suo luogotenente prendessero in custodia la prigioniera, fu abbandonata nelle mani del boia, Geoffroy Thérage, e condotta dove il legno era già pronto, di fronte a una folla numerosa riunitasi per l’occasione Vestita di un lungo abito bianco e scortata da circa duecento soldati, salì sino al palo dove fu incatenata, sopra una gran quantità di legna In tal modo più difficilmente avrebbe perso i sensi per asfissia: sarebbe dovuta ardere viva.

Giovanna, caduta in ginocchio, invocò Dio, la Vergine, l’arcangelo Michele, santa Caterina e santa Margherita; domandò e offrì perdono a tutti Chiese una croce e un soldato inglese, impietosito, prese due rami secchi e li legò a formarne una, che la ragazza strinse al petto; Isambart de La Pierre corse a prendere la croce astile della chiesa e gliela pose dinanzi; infine, i soldati strattonarono il boia e gli ordinarono: «fa’ ciò che devi». Il fuoco salì veloce e Giovanna chiese dapprima dell’acqua benedetta, poi, investita dalle fiamme, gridò a gran voce: «Gesù!». Morì bruciata a 19 anni.

Definendosi apertamente “la Pulzella”, Giovanna dichiarava di volersi mettere al servizio di Dio in maniera totale, anima e corpo; la sua verginitàsimboleggiava chiaramente la purezza, tanto da un punto di vista fisico quanto da quello spirituale, della ragazza. Se fosse stata scoperta a mentire, sarebbe stata allontanata immediatamente. Di conseguenza, appurare la veridicità dell’affermazione acquisiva importanza soprattutto circa l’attendibilità di Giovanna. Così, per ben due volte, venne sottoposta all’esame delle matrone, a Poitiers nel marzo 1429 (dove fu esaminata da Jeanne de Preuilly, moglie di Raoul de Gaucourt, governatore d’Orléans, e da Jeanne de Mortemer, moglie di Robert le Maçon)e a Rouen il 13 gennaio 1431, su ordine del vescovo Cauchon, sotto la supervisione della stessa Anna di Borgogna, duchessa di Bedford, essendo trovata pulzella

L’abitudine di Giovanna di portare abiti maschili, dettata in un primo tempo dalla necessità di cavalcare e indossare l’armatura, in galera aveva probabilmente il fine di impedire ai malintenzionati di violentarla. Durante il processo la questione degli indumenti da uomo fu ripresa più volte e, secondo Jean Massieu[durante la carcerazione ella riprese a vestire abiti femminili, ma le guardie inglesi le avrebbero tolto gli stessi gettandole in cella il sacco nel quale vi era l’abito da uomo.

Giovanna d’Arco fu giustiziata sul rogo il 30 maggio 1431 e l’esecuzione procedette con modalità ben descritte nelle cronache dell’epoca. La condannata fu uccisa direttamente dalle fiamme, contrariamente a quanto accadeva solitamente per i condannati a morte, che erano soffocati dall’inalazione dei fumi arroventati prodotti dalla combustione del legname e della paglia. Alla fine, del corpo della Pulzella rimasero solo le ceneri, il cuore e qualche frammento osseo. Secondo la testimonianza di Isambart de La Pierre, il cuore di Giovanna non fu consumato nel rogo e, per quanto zolfo, olio o carbone il carnefice vi mettesse, non accennava ad ardere. I resti del rogo furono quindi caricati su un carro e gettati nella Senna, per ordine del conte di Warwick.

Nonostante la meticolosità dei carnefici e le rigide disposizioni delle autorità borgognone e inglesi avessero reso molto improbabile questa eventualità, nel 1867 furono rinvenute alcune presunte reliquie di Giovanna d’Arco nella residenza parigina di un farmacista. Fra queste vi era anche un femore di gatto la cui presenza, a detta di chi ne sosteneva l’autenticità, era spiegabile con il fatto che uno di questi animali sarebbe stato gettato nel rogo in cui ardeva la fanciulla. Le recenti analisi condotte da Philippe Charlier hanno però dimostrato che le reliquie attribuite alla santa sono in realtà databili tra il VI e il III secolo a.C. e sono frammenti di una mummia egiziana (i presunti segni di combustione sono in realtà, secondo Charlier, il prodotto di un processo di imbalsamazione.

Le gesta belliche

Il viaggio di Giovanna da Vaucouleurs a Chinon per incontrarsi col «gentile Delfino», per usare le sue stesse parole, suscitò di per sé non poco interesse. Districandosi tra i confini sempre incerti e sfumati tra villaggi francesi e anglo-borgognoni per undici giorni recando con sé la promessa di un aiuto sovrannaturale che sarebbe stato in grado di rovesciare le sorti della guerra, ormai apparentemente segnate, l’esiguo drappello rappresentava l’ultima speranza per il partito che ancora sosteneva il “re di Bourges”, come veniva sprezzantemente chiamato Carlo VII dai suoi detrattori. Jean d’Orléans inviò due suoi fidi a Chinondove la Pulzella era giunta dopo essere passata per Gien, per raccogliere informazioni, e l’intero paese ne attendeva le gesta.

L’incontro con il Delfino

Senza neppure avvisare i suoi genitori Giovanna partì da Vaucouleurs il 22 febbraio 1429, diretta a Chinon, accompagnata da un manipolo guidato da un corriere reale, Colet de Vienne, e composto da Jean de Metz e Bertrand de Poulengy, uomini di fiducia di Robert de Baudricourt, seguiti ciascuno da un proprio servitore, e da Richard Larcher, anch’egli soldato al servizio del capitano di Vaucouleurs. Il piccolo drappello percorse una non facile via fra territori contesi, giungendo al castello di Chinon all’inizio del mese di marzo. Il fatto di essere scortata dagli uomini di un capitano fedele al Delfino probabilmente giocò non poco a favore dell’incontro con quest’ultimo.

Presentandosi a Carlo, dopo due giorni di attesa, nella grande sala del castello, durante un’assemblea imponente e alla presenza di circa trecento nobili, Giovanna gli si avvicinò senza indugio e si inginocchiò dicendo: «Nobilissimo signor Delfino». Carlo, fingendosi stupito, indicò il conte di Clermont – che si era vestito con abiti regali proprio per mettere alla prova la contadinella – dicendo: «È questo il re». Giovanna continuò imperterrita a rivolgersi a Carlo, affermando che «il re di Francia è il Re dei Cieli» e di essere stata inviata da Dio per portare soccorso a lui e al suo reame Tuttavia il Delfino, non fidandosi ancora completamente di lei, la sottopose a un primo esame in materia di fede nella stessa Chinon, dove la ragazza fu ascoltata da alcuni ecclesiastici di chiara fama, fra cui il vescovo di Castres, confessore dello stesso Carlo.

Appresi i resoconti degli ecclesiastici, la inviò quindi a Poitiers Qui Giovanna subì un secondo esame, più approfondito, protrattosi per circa tre settimane: fu interrogata da un gruppo di teologi in parte provenienti dalla giovane Università di Poitiers nata nel 1422, oltre che dal cancelliere di Francia, e arcivescovo di Reims, Regnault de Chartre. Solo quando la giovane ebbe superato questa prova Carlo, convintosi, decise di affidarle un intendente, Jean d’Aulon, nonché l’incarico di “accompagnare” una spedizione militare – pur non ricoprendo alcun incarico ufficiale – in soccorso di Orléans assediata e difesa da Jean d’Orléans, mettendo così nelle sue mani, di fatto, le sorti della Francia

Giovanna iniziò pertanto la riforma dell’armata trascinando con il suo esempio le truppe francesi e imponendo uno stile di vita rigoroso e quasi monastico: fece allontanare le prostitute che seguivano l’esercito, bandì ogni violenza o saccheggio, vietò che i soldati bestemmiassero; impose loro di confessarsi e fece riunire intorno al suo stendardo l’esercito in preghiera due volte al giorno, al richiamo del suo confessore, Jean Pasquerel. Il primo effetto fu quello di instaurare un rapporto di reciproca fiducia tra la popolazione civile e i suoi difensori i quali, invece, avevano l’inveterata abitudine di tramutarsi da soldati in briganti quando non erano impegnati in azioni di guerra Soldati e capitani, contagiati dal carisma della giovane, sostenuti dalla popolazione di Orléans, si prepararono alla riscossa.