Cultura e Società

Giovanni Camiolo, un valguarnerese tra i desaparecidos argentini

Vengo a sapere che uno dei desaparecidos argentini era valguarnerese e mi affretto a comunicarlo ai suoi concittadini. Si chiamava Giovanni Camiolo, era giovanissimo e faceva il muratore. Andiamo con ordine.

Il 24 marzo del 1976, una giunta prese militarmente il potere in Argentina, dando vita a una dittatura sanguinaria che durò fino al 1982. Nella seconda metà del Novecento, diversi regimi totalitari governarono parecchi paesi dell’America Latina – celebre è la dittatura del Cile di Pinochet – ma nessuna raggiunse la ferocia di quella argentina. Gli oppositori del regime venivano presi dalle loro case o dai posti di lavoro o dalla strada, sequestrati e fatti scomparire. Durante la prigionia subivano indicibili torture finché non venivano uccisi o gettati da un aereo, ancora vivi, nell’Oceano Atlantico.

Furono più di 30.000 le persone che scomparvero durante la dittatura; con un termine ormai diventato d’uso comune, vengono chiamati “desaparecidos”, scomparsi. Io sto facendo una ricerca sui desaparecidos siciliani (nel quadro di una più ampia sulle migrazioni italiane in Argentina). Intendo dire persone che, nate in Sicilia, sono emigrate con le famiglie e sono rimaste invischiate nella follia della dittatura, al punto da essere scomparse. Sono solo quattro (mentre i desaparecidos di origine siciliana, e italiana in generale, sono molti di più); i loro nomi, oltre a Giovanni Camiolo, sono: Salvatore Privitera da Grammichele, Vincenzo Fiore da San Mauro Castelverde, Claudio Di Rosa da Piazza Armerina.

Mentre degli ultimi tre vi sono parecchie informazioni, fornite dagli stessi familiari o da amici, di Giovanni Camiolo si sa veramente pochissimo. Persino sulla sua data di nascita ci sono dubbi: pare sia nato il 20 aprile del 1962, ma neanche questa notizia è certa. La madre si chiamava Paola Viavattene (cognome deformato in Viviattene in alcuni documenti). Faceva il muratore ed è stato sequestrato mentre andava dalla (o già era con la) sua fidanzata. Da allora non se ne sa più nulla. La madre si rivolse alle autorità argentine e ad altri organismi internazionali, ma di Giovanni non si sono più avute notizie.

C’è anche un episodio che dà il senso del clima generale che vi era in Argentina in quel periodo, oltre a sapere di tragica beffa. Quando Giovanni Camiolo fu sequestrato, gli fu requisito anche il furgone, che lui usava per il suo lavoro. Questo furgone continuò a circolare a Buenos Aires e la famiglia periodicamente riceveva delle contravvenzioni, che peraltro era costretta a pagare!

Quello che mi chiedo è se si sa qualcosa di lui e della sua famiglia prima che emigrassero in Argentina. Penso vi siano tracce di Giovanni Camiolo, sparse qua e là, a Valguarnera e in Argentina. Mi chiedo se per caso non ci sia qualcuno in grado di fornirmi qualche informazione utile per il prosieguo della mia ricerca – il cui motivo è semplicemente di studio. Se qualcuno fosse a conoscenza di qualcosa che possa aiutare la mia ricerca, gli/le sarei grato se riuscisse a condividerla con me.

Non si perda la memoria di questo nostro conterraneo, come tanti partito per migliorare la propria condizione esistenziale e finito dentro la follia omicida della dittatura.

Alberto Todaro

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Le persone in grado di fornire notizie sul nostro compaesano, giovanissima vittima della violenza sanguinaria, che oggi avrebbe, se la data conosciuta è corretta, circa 60 anni, sono pregate di contattare l’autore dell’articolo scrivendogli a questo indirizzo: [email protected] o per il tramite del responsabile culturale del nostro sito, Enzo Barnabà: [email protected].