Cronaca e Attualità

Morte del muratore leonfortese. L’Ing. Pippo Oliveri risponde ai Sindacati

Ad alcune specifiche accuse proferite nei giorni scorsi a mezzo stampa dalla CGIL di Enna e inerenti la morte sul luogo di lavoro dello sfortunato operaio 56enne Santo Giaconia di Leonforte, caduto da una impalcatura la mattina del 19 giugno in un cantiere di Valguarnera, risponde il responsabile per la sicurezza del cantiere, ingegnere Pippo Oliveri, inviando una lettera alla nostra redazione. “Intendo- inizia- puntualizzare alcune inesattezze per evitare che su una tragedia si possa speculare facilmente. E’ terribile quando un operaio, un padre di famiglia che esce la mattina per portare il pane a casa, muore a causa di un incidente. Però prima di colpevolizzare, bisogna verificare come una tragedia simile sia potuta accadere. Il cantiere dove è successo l’incidente- scrive Oliveri- come constatato dalle Forze dell’Ordine e dagli Ispettori del lavoro era ed è perfettamente in regola con tutte le norme di sicurezza previste dalla legge. Gli operai inoltre erano regolarmente coperti da assicurazione. Ancora oggi gli stessi inquirenti, per quel che mi risulta, non sanno spiegarsi come sia potuta accadere questa tragedia. Certo è, che le mansioni che quella mattina erano state assegnate al lavoratore non prevedevano nessun pericolo, stava semplicemente realizzando una parete che non sporge all’esterno ma su un terrazzo. Il ponteggio- precisa Oliveri- da dove presumibilmente è caduto, da un altezza di 4 metri o due, è stato accertato che è stato realizzato nel rispetto di tutte le normative previste dalla sicurezza sui posti di lavoro. I sindacalisti che giustamente si preoccupano dei lavoratori, prima di fare certe affermazioni, sarebbe opportuno che si informassero bene sui fatti accaduti e che, facendosi autorizzare dalle autorità, visitassero il cantiere sotto sequestro, in modo da verificare se tutte le norme di sicurezza siano state rispettate. Però una cosa mi preme sottolineare ai sindacati- continua il responsabile della sicurezza-. Oggi il piccolo imprenditore edile siciliano non è altro che un operaio che lavora più degli altri, che oltre a lavorare otto e anche 10 ore al giorno, deve pure procurarsi il lavoro, riuscire a farsi pagare dai clienti, e poi pagare tutti: dipendenti, contributi, che nel caso dell’edilizia spesso superano lo stipendio dei lavoratori. Oggi essere un piccolo imprenditore in Sicilia è da pazzi. Ecco perché spesso molti preferiscono non lavorare o lavorare a nero. Non è il caso di Guglielmo il datore di lavoro del cantiere, perché lui gli operai li paga, lui gli eccessivi contributi li paga, lui i cantieri li fa in sicurezza, lui non mette i propri dipendenti in pericolo, lui lavora assieme ai dipendenti. A noi dispiace tanto che sia successa questa tragedia ma la nostra coscienza è a posto, e se la notte non dormiamo è perché da normali esseri umani ci siamo rimasti male ma non perché abbiamo delle colpe, ma perché non riusciamo ancora a capire cosa sia successo. Confidiamo tanto nel lavoro degli inquirenti, affinché riescano con le loro competenze a capire veramente cosa sia successo. Da parte nostra ribadisco che il cantiere era ed è sicuro. Invito infine, tutti questi benpensanti che non immaginano minimamente il dramma di chi subisce un incidente nel proprio cantiere- conclude Oliveri- a riflettere prima di infierire, senza che conoscano i fatti.”