Cronaca e Attualità

Chiusa da oltre trent’anni per restauro, la Chiesa di Sant’Antonino al centro dell’attenzione delle istituzioni

Valguarnera – Si torna a parlare di Sant’Antonino, la bella e caratteristica chiesa del XVII secolo ubicata nel quartiere più antico del paese e chiusa al culto da oltre un trentennio per lavori di restauro iniziati e non ancora ultimati. Il parroco della Chiesa Madre sac. Francesco Rizzo, nella cui giurisdizione ricade il bene ecclesiastico, ha convocato un tavolo di confronto con la Soprintendenza ai Beni culturali, il sindaco del Comune, l’Università Kore, il Genio Civile, il Dipartimento della Protezione civile e l’Ufficio per i Beni culturali della Diocesi. Argomento della riunione, capire lo stato di fatto della struttura, dal punto di vista statico, per avviare la progettazione degli interventi volti al consolidamento e restauro del pregevole manufatto. Allo scopo, esiste già il “Progetto di indagini diagnostiche propedeutico ai lavori di consolidamento e restauro della chiesa di Sant’Antonino in Valguarnera” redatto dal gruppo di progettazione costituito dall’architetto Tiziana Crocco, dall’ingegnere Angelo Emma e dal geologo Angelo Picicuto. È disponibile anche la somma necessaria allo svolgimento di questa prima importante esplorazione preliminare che dovrebbe fornire elementi utili sui fenomeni di dissesto che caratterizzano il suolo su cui insiste la chiesa. La zona, infatti, è in frana da sempre ed è indispensabile avere piena conoscenza dello stato dei terreni per poter elaborare il progetto di “restauro e consolidamento” di tutto l’edificio di culto che, lo ricordiamo, rappresenta per il paese un bene di rilevante valenza storico-culturale. Non è nota la data esatta di edificazione della chiesa, ma si pensa che la sua costruzione possa essere stata iniziata su fabbriche antecedenti il XVII secolo, mentre la prima testimonianza certa è data da un atto di seppellimento del 1666 citato dal Magno nelle Memorie storiche di Valguarnera Caropepe. Una preziosa cripta sepolcrale con altare in fondo, venuta alla luce durante i lavori del 1995, la presenza di una “navicella a mano destra”, che dà a Sant’Antonino una configurazione insolita nel panorama delle chiese siciliane,  la pregevole torre campanaria che svetta sul panorama del paese, contribuiscono ad affermare l’importanza architettonica dell’edificio che si vuole sottrarre all’abbandono e all’oblio. Da qui il rinnovato interessamento del parroco Rizzo che si appresta a riconvocare il tavolo di confronto (una prima riunione non s’è tenuta per disguidi) con gli enti sopracitati.

Salvatore Di Vita