Cultura e Società

Circolo dei “galantuomini”, Casino Garibaldi e Circolo Culturale nel dopoguerra, breve storia del Circolo Unione dal 1810 ad oggi

L’Amministrazione comunale ha da poco concluso una ricognizione sugli immobili dati in uso alle associazioni offrendo loro la possibilità di mantenere le sedi assegnate purché si obblighino a fornire alla collettività delle prestazioni socio-culturali statuite in seno al contratto di locazione. Nel caso del «Circolo Unione», un antico sodalizio esistente sin dal tempo dei Borbone, le attività concordate sono quattro, oltre a quelle deliberate di sua sponte dalla deputazione. Ma il rinnovo del contratto con il mantenimento della prestigiosa sede al piano terra del Palazzo di città, assume per il Circolo anche il valore di riconoscimento alla sua storia, offrendo al contempo uno spunto di riflessione sui cambiamenti sociali ed epocali intervenuti negli oltre due secoli presi a riferimento.
Il Circolo, infatti, nasce intorno al 1810 per il ceto dei «civili» o dei «galantuomini», ovvero medici, farmacisti, avvocati, maestri, impiegati comunali e dell’amministrazioni delle miniere, grossi proprietari terrieri e gabelloti. E il vasto ed elegante salone del sodalizio diventa giocoforza luogo d’incontri: «il luogo del potere» dove si prendono le grandi decisioni amministrative ancor prima che in consiglio comunale. Difatti in quei locali, giocando a carte e parlando di affari, di donne e di politica, si avvicendano tutti quelli che a buon diritto sono considerati i notabili del paese. «I grandi di Spagna in disuso» li definirà Francesco Lanza ne «L’ora del Circolo», una piacevolissima e sferzante satira di costume, unica testimonianza scritta su quel consesso e sullo spaccato sociale ivi rappresentato.
A quella novella, pubblicata da «Il Tevere» (1928), si aggiungerà anni dopo qualche annotazione contenuta nel saggio storico «I Fasci siciliani a Valguarnera» (1980) di Enzo Barnabà. Nel libro l’autore descrive quella sommossa del 25 dicembre 1893 che si accanì contro il palazzo municipale, le case dei ricchi e il loro sodalizio personificandoli come emblemi della classe padronale su cui sfogare l’odio rivoluzionario generato dalla grama condizione economica di fine Ottocento.
Barnabà, parlando della stratificazione sociale all’epoca della rivolta, scrive che oltre al Circolo dei civili esistevano a Valguarnera le associazioni «dei zappatori» e «dei zolfatari», fondate nel 1887 e 1888, e altre cinque organizzazioni sorte nel 1893 (l’anno della rivolta) con finalità di lavoro e mutuo soccorso ma in realtà utili a organizzare l’elettorato in funzione delle «accanite lotte dei partiti amministrativi» che si contendono la preminenza nel paese.
Con l’unità d’Italia il Circolo dei civili cambia il suo nome in Casino Garibaldi, conformando il proprio orientamento politico con quello della nuova casa regnante. Pur nondimeno il fascismo lo esproprierà dei suoi locali per farne la sede del Fascio, com’è testimoniato da una grande scritta («credere, obbedire, combattere») ancora leggibile nei muri del cortile interno. Sarà dopo la disfatta del regime che un solerte e devoto inserviente del sodalizio, don Ciccio Arena, «rioccuperà» le sale trasportandovi nottetempo gli arredi custoditi in un locale contiguo. Poi, il 6 gennaio del 1948, il Circolo Unione si costituirà con il nome e lo status attuale. «Esso è apolitico – si legge nella carta statutaria – e si propone scopi culturali e ricreativi, ispirando la sua azione all’ordine e alle leggi».
Adesso, con l’odierno sfumare delle differenze sociali e l’attenuarsi del potere delle professioni, gli associati sono costituiti per lo più da esponenti della media borghesia impiegatizia che, lungi dal rappresentare i fasti e l’autorevolezza di un tempo, esercita un ruolo men che modesto nella guida della comunità.

Salvatore Di Vita