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Dubbi e perplessità sulla questione della vulnerabilità sismica della Scuola Media.

La paventata chiusura della scuola media “Angelo Pavone” e il trasferimento dei suoi circa 200 alunni in un’ala del plesso “Don Bosco”, sta generando più di un dubbio. Preliminarmente, occorre dire che sino ad ora non è stata emessa alcuna ordinanza di chiusura dell’unica scuola media “Pavone” e che, affinchè l’istituto in questione chiuda i battenti, occorre attendere i risultati di alcune indagini diagnostiche sulle strutture commissionate dal comune di Valguarnera ad una ditta privata, a proprie spese (visto che tali indagini sono a carico dell’Ente proprietario). Risultati che, a loro volta, dovranno essere valutati dal parere del Genio civile di Enna, così come stabilito in sede di commissione consiliare.
Corre l’obbligo di precisare che, la vulnerabilità sismica dell’edificio scolastico di cui trattasi è dovuta al fatto che le strutture sono state progettate negli anni ’60, così come il plesso “Don Bosco” e la “Lanza” e che la legislazione del tempo prescriveva una verifica di tipo statica delle strutture (azioni verticali), senza considerare le azioni sismiche (combinazione di azioni verticali ed orizzontali). Pertanto se si dovessero avere riscontri negativi, le stesse conseguenze ricadrebbero direttamente nella Don Bosco (parte a valle) (progettata negli anni ’60), coeva del plesso Pavone ed indirettamente, ancora più pesantemente nei plessi Sebastiano Arena e Mazzini, che risalgono ai fini dell’800, il primo, ed alla prima metà del ‘900, il secondo.
Da parte del sindaco Francesca Draià, sarebbe stato opportuno avere riscontri tecnici certi in mano, prima di avvisare telefonicamente il preside dell’Istituto comprensivo di Valguarnera e generare fermento e allarmismo per la paventata notizia, nei ragazzi, nelle famiglie e negli insegnanti.
Il comune di Valguarnera, secondo quanto dichiarato dalle stesse istituzioni municipali, avrebbe pronto, un progetto di adeguamento sismico della “Pavone” che per un importo di circa 3milioni e 200 mila euro, dovrebbe partecipare ad un bando di finanziamento e sperare di rientrare tra i fortunati beneficiari. Nel frattempo, però, è stato già nominato un RUP (Responsabile Unico del Procedimento), che proviene dall’Ufficio Tecnico del comune di Piazza Armerina. Peraltro, non si capisce tale scelta, in quanto l’Amministrazione, in seno al proprio ufficio tecnico, possiede le figure professionali per svolgere tale compito (vedi Decreto Sindacale N. 5 del 29/02/2016), le quali sarebbero remunerati ai sensi dell’art. 113, Comma 2°, del D. Lgs. n. 50/2016 (Codice degli Appalti), che stabilisce il compenso in misura non superiore al 2%, modulato sull’importo dei lavori e ripartito tra il RUP, direzione lavori, collaudo statico, collaudo amministrativo, progettazione e coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione. Con un notevole risparmio rispetto all’affidamento ad incarichi esterni.
Dal succitato Decreto Sindacale (datato più di 2 anni or sono) si evince che il comune di Valguarnera avrebbe dato incarico della progettazione e Direzione dei lavori all’Arch. Giuseppe Di Vincenzo, n. q. di responsabile dell’ufficio tecnico, nonché di professionista laureato iscritto all’Ordine professionale degli Architetti PPC e con esperienza in merito, per i lavori di ristrutturazione della scuola “Mazzini”, altro grande plesso scolastico dell’Istituto comprensivo cittadino. A questo punto la domanda sorge spontanea: ma se il plesso “Mazzini” dovesse chiudere per gli incombenti lavori di ristrutturazione, dove andrebbero gli alunni delle sezioni di scuola dell’infanzia e della scuola primaria di questo istituto, visto che le poche aule a disposizione tra il plesso “Don Bosco” e il plesso “Sebastiano Arena” sarebbero già colme dei ragazzi della scuola media?
Altre perplessità, ancora più incombenti, nascono dal fatto che l’ala della scuola “Don Bosco”, quella dove dovrebbero essere trasferiti gli studenti della “Pavone”, presenta i medesimi requisiti strutturali della scuola media “Pavone”, che si vorrebbe chiudere.
Molti, infatti, non sanno che il plesso “Don Bosco” si presenta funzionalmente come un’unica scuola, ma di fatto è divisa in due strutture distinte e separate tramite il cosiddetto “giunto tecnico”.
Solo qualche anno addietro, la parte a monte della scuola “Don Bosco” è stata adeguata sismicamente, in modo esemplare, grazie ad un progetto dell’Ufficio del Genio Civile di Enna, che ne ha curato la direzione dei lavori, mentre la parte a valle, a causa della insufficienza di fondi, è rimasta legata a quei parametri di resistenza tipici di una struttura verificata soltanto staticamente, senza che sia stato tenuto conto delle azioni sismiche. Questa situazione si riscontra, purtroppo, nella maggioranza delle scuole italiane, progettate e realizzate prima della dichiarazione di sismicità del territorio comunale di appartenenza.
Nel caso di Valguarnera, la dichiarazione di sismicità del territorio comunale è avvenuta con il Decreto del 23 settembre 1981 (pubblicato nella G.U. serie Generale N. 314 del 14/11/1981), “un tempo relativamente breve se si guarda al tessuto edilizio esistente”.
Al netto del quadro appena tracciato, occorrerebbe sapere se le strutture della scuola “Angelo Pavone” abbiano subito dissesti strutturali o quant’altro, che giustifichi le improvvise, invasive, e costose indagini diagnostiche, poste in essere così repentinamente?
Paragonando l’edificio ad un ammalato: prima di qualunque intervento occorre, “l’anamnesi” (riscontro visivo di particolari problemi e/o dissesti), “le analisi” (indagini strutturali, finalizzati ad acquisire i dati per la verifica progettuale) ed infine “la cura” (consistente nei lavori di adeguamento antisismico). Se non è successo nulla (anamnesi), non si giustificherebbero le indagini strutturali (analisi) poste in essere.
Occorrerebbe, inoltre, spiegare perchè nella programmazione riguardante i progetti di adeguamento sismico del patrimonio immobiliare scolastico non sia stato indicato, come primo step, l’adeguamento antisismico di una scuola ancora più datata come la “Sebastiano Arena”, o perchè non si è pensato ad adeguare sismicamente le parti restanti della scuole “Francesco Lanza” e “Don Bosco”? Creando dei locali idonei ad ospitare i ragazzi delle medie nel momento in cui verrebbero affidati i lavori della scuola media “Pavone”. Senza considerare che già si sarebbero dovuti avviare i lavori del Mazzini, o quanto meno le procedure di gara per l’affidamento degli stessi, dando per scontato il completamento dell’iter autorizzativo (essendo trascorsi quasi 3 anni dall’annunciato finanziamento).
E’ chiaro, infine, che chiudere una scuola ancora prima di essere certi di ottenere il finanziamento per la progettazione dei lavori di adeguamento, mentre si è in procinto di avviare i lavori in un altro plesso “Mazzini”, lascia alquanto perplessi.
Appare superfluo ricordare che il trasferimento di un intero istituto scolastico nel bel mezzo delle attività didattiche, genera non pochi problemi. Non si tratta più di traslocare banchi e sedie, ma occorre pensare ai laboratori, alla palestra (alla Don Bosco non c’è), all’auditorium, agli archivi, alle Lim (Lavagne interattive multimediali), ecc… ecc…, agli orari di lezione e quant’altro sollevato in sede di Consiglio d’istituto; ed infine, ma non per ultimo, il dilemma delle famiglie e dei ragazzi, che si troverebbero sballottati da una scuola ben organizzata e funzionale, in altre progettate per soddisfare esclusivamente i bisogni degli alunni della scuola dell’infanzia ed elementare con le interferenze che ciò comporterebbe.
E infine, per quanto riguarda la prevenzione sismica degli edifici scolastici, la domanda sorge spontanea: perchè nell’aprile del 2016 la scuola “Pavone”, che si trovava nella stessa situazione di quella attuale, andava bene per trasferirgli tutti gli studenti di scuola media che attualmente seguono le lezioni, a tempo pieno, nel padiglione a valle della “Lanza”, per concedere quest’ultima (veramente antisismica) all’Azienda Sanitaria Provinciale, allo scopo di aprirvi il Poliambulatorio?

Arcangelo Santamaria