Cultura e Società

Una famiglia che parla di noi: per un Natale che umanizza.

Oggi, desidero raccontare una storia. É la storia di una famiglia, di un bambino, di padri preoccupati e madri affaticate, storia di fatica e di gioia, di morte e di vita. É la storia della famiglia di Nazareth ma è anche la storia di ogni famiglia umana. Anche nel nostro amato paese, stiamo festeggiando il Natale con strade addobbate a festa, luci che illuminano e danno colore alle case e ai vicoli della nostra città; ormai mancano le ultime cose per addobbare la nostra tavola e c’è la corsa agli ultimi regali. Eppure, il Natale è la storia di una famiglia che cammina nel buio della notte, illuminata dalla soffusa luce delle stelle e, per di più, il Natale racconta la nascita di un bambino in una mangiatoia. Un bambino e la mangiatoia. Il luogo in cui si nutrono gli animali e il bambino, segno di fragilità e di fiducia, sono il Natale. Quasi a dire che questo bambino si dà in pasto a ciascuno diventando parte di noi, uomo e fragile. Quanto è importante la fragilità; in fondo, tutti siamo fragili perché accumunati dalla stessa umanità. Per quanto ci si possa stordire con luci, feste e cibi, la fragilità è ciò che ci accompagna dall’inizio alla fine della vita. Dimenticare di essere fragili porta come conseguenza il delirio di onnipotenza, la legge del più forte, l’egoismo, l’indifferenza e la chiusura nei recinti delle proprie case; semplicemente, si rischia di dimenticare di essere fratelli e sorelle, amici e amiche. L’altro aspetto è la fiducia. Il bambino è il simbolo della fiducia smisurata, incondizionata; simbolo dell’abbandono e della consegna. Quando viene meno la fiducia, nelle nostre case e nella nostra città, rischia di calare il gelo del sospetto, la tenebra del pregiudizio e si vede nell’altro un potenziale nemico. Il cuore rischia di chiudersi e di portare negli occhi una cecità che guarda ogni gesto e ogni parola come a una bomba atomica pronta a portare distruzione e morte. La fiducia apre alla vita, genera solidarietà e spinge all’altro. Il Natale è tutto questo: fragilità e fiducia. La vera pace si realizzerà se nel cibo e nello spreco delle nostre tavole ci sarà spazio per il fratello e la sorella bisognoso, se alla rabbia e alla vendetta subentra il perdono, se ci si tende la mano e ci si apre al dialogo per un paese e un mondo migliore, se gli adulti facciamo emergere il positivo e il bello nei giovani senza vedere in loro potenziali delinquenti o alcolisti o drogati senza speranza; infine, se i giovani accogliamo le proposte che ci scomodano dal comfort dei nostri divani e dalle realtà virtuale dei social per essere costruttori di umanità. Natale è tutto questo: il sogno di chi non si arrende e non ha perso la speranza, il coraggio di chi vuol continuare a fare la sua parte per un mondo migliore, l’amore che riconcilia con la nostra fragilità e dona fiducia a noi e agli altri… Riprendiamo coraggio e fiducia, Dio ci ama e guarda il bello e il buono che c’è in ciascuno di noi. Così sarà realmente Natale. Auguri da un amico e un fratello.

Don Samuel