Cronaca e Attualità

Emergenza idrica, intervista a Giuseppe Amato di Legambiente.

La crisi idrica in Sicilia è divenuta l’emergenza principale da affrontare perchè la situazione è più grave di quanto si potesse immaginare. Alle porte della stagione primaverile, per circa 1 milione di siciliani, si prevedono mesi di acqua razionata perchè la siccità la fa da padrona e gli invasi dell’Isola sono tutti ben al di sotto della loro capienza massima con livelli che in questa parte dell’anno non si erano mai raggiunti. Il nuovo piano di razionamento di SiciliaAcqua, dopo quello di inizio gennaio, riguarda 93 Comuni nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani, per un bacino di circa 850 mila residenti. Sono previste riduzioni della portata d’acqua fra il 10% e il 45% : le punte maggiori sono previste in 15 paesi del nisseno e dell’agrigentino.

Il governo regionale ha approvato lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile fino al 31 dicembre per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani.

Il 2023 è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media, ma la mancanza di pioggia, purtroppo, non è l’unica causa della crisi idrica. Nel 2023 è emerso che su 46 invasi della Sicilia, 4 sono fuori esercizio, 17 con invaso limitato alcune delle quali (una decina) in attesa ancora del collaudo. In Sicilia, quindi, l’acqua si spreca per problemi alle infrastrutture, per mancanza e scarso funzionamento dei depuratori che ci costano milioni di euro che per infrazioni paghiamo alla Comunità Europea, e per scelte gestionali che da anni sono scellerate e con alcune delle soluzioni che al momento vengono proposte che appaiono piuttosto discutibili.

A confermare tutto questo è l’ennese Giuseppe Amato di Legambiente che dice: <<Il quadro generale non è per niente confortante. Oltre alla scarsità di piogge, paghiamo anni ed anni di scelte ambientali e gestionali disattente e scellerate. Basti pensare che il 70-75% dell’acqua potabilizzata si perde pe strada>>.

DIGHE

Peppe Amato cita alcuni esempi:<< In Sicilia 26 su 46 dighe sono in mano ai privati. In provincia di Enna c’è l’invaso del Pozzillo che ha una capienza di 155 milioni di metri cubi ma al momento il fango ha ridotto la sua capacità alla metà>>. Il governo regionale ha parlato di operazioni di pulizia di tutti quei bacini invasi dal fango.

<<Sfangamento delle dighe. Ma cosa significa?- si chiede Amato-. Dove metteremo il fango rimosso? Queste sono follie perchè la pulizia dal fango è solo un enorme affare per chi fa movimento terra>>. Qual è la soluzione? <<Occorre avere bacini molti più piccoli e meglio distribuiti su tutto il territorio. Bisogna migliorare la rete di distribuzione e lasciare far fare ai fiumi il loro lento lavoro>>.

AMBIENTE

Peppe Amato che parla di ricostituzione delle zone paludose, cita un esempio che ha dell’incredibile. << Nel siracusano ci sono i pantani di Lentini e Gelsari dai quali si pompa e si getta a mare l’acqua dolce per difendere le case abusive e insanabili di Agnone>>. Ma la mano folle di una politica scellerata ha modificato anche la funzione dei fiumi. << Le politiche degli ultimi decenni- dice Amato- hanno peggiorato la capacità di resilienza del territorio. I fiumi vanno mantenuti con argini naturali che ci salvano quando arrivano le alluvioni. I fiumi trasformati in canali mandano l’acqua a mare e non nelle falde>>.

Cosa può fare la popolazione?

<< Bisogna attrezzarsi culturalmente perchè l’acqua è una risorsa che va tutelata non solo perchè è cara. Non sarà per nulla facile ma occorre alzare la soglia di attenzione>>.

Arcangelo Santamaria