Lezioni di Carrapipano

Un proverbio alla settimana

Questa volta il proverbio della settimana è stato oggetto di un “compito a casa” per una lezione di carrapipano su facebook del Prof. Barnabà dove i migliori “alunni” sono stati Maria Concetta Miceli e Giampiero Barbano.

Iu tagghiu a cipudda e a iddu ci chiànginu l’ucchi (Iu tagghj a c’pùdda e a idd c chiàng’n l’wcchj)

Io taglio la cipolla ed è a lui che piangono gli occhi. Uno prova il disagio di ciò che fa e  altri se ne lamenta.

Premesse:

a. E’ stato scelto come testo base il nisseno-ennese (o siciliano centrale), il sottogruppo del quale il carrapipano fa parte, pur avendo, come le parlate di ogni paese, la sua specificità. b. Il carrapipano è frutto dei dialetti parlati dalle due grosse correnti migratorie provenienti da tutta l’isola che nel 1600 e nel 1800 fecero tumultuosamente crescere la popolazione del paese. A causa di ciò, il nostro dialetto non è del tutto normalizzato: “buttare” si può dire sia “ittàr” (Sicilia Orientale) che “iccàr” (Sicilia Occidentale); “di” si può dire sia “d” che “r” e così per pronunce più o meno mursiatare che si oppongono a pronunce più o meno “ra chiazza”.
Fatte queste premesse, analizziamo adesso parola per parola, la trascrizione proposta.

1. La “i” del pronome soggetto di prima persona può pronunciarsi allungata e molto aperta apparendo dittongata (“ieu”) o semivocale (“j”). Il sottoscritto preferisce la trascrizione “iu” pur cosciente che la pronuncia della prima vocale è diversa dalla “i” italiana.
2. “taggh” non va bene: non trascrive il suono della seconda sillaba che è quello di “ghjaccu” (cappio) e che noi proponiamo di trascrivere (come per es. in friulano) ghj. Quindi: “tagghj”.
3. a. Nessun prblema. Basta evitare di aggiungere inutili (e talvolta assurdi) apostrofi: ‘a, a’.
4. c’pùdda. La prima vocale non è la “i”, ma la “vocale centrale” che trascriviamo con l’apostrofo ‘. Il suono dell’ultima consonante (che i linguisti chiamano “cacumunale” a causa del fatto che la punta della lingua tocca il palato flettendosi all’indietro: http://it.wikipedia.org/wiki/Occlusiva_retroflessa_sonora) in siciliano viene trascritto “dd” o “ddr”. Noi proponiamo la prima trascrizione. Non è il massimo (anche perchè “dd” trascrive anche la doppia “d” come in “addàur”: alloro), ma in 8 secoli di trascrizione del siciliano, crediamo, non è stato trovato di meglio.
5. e a idd c. Nessun problema.
6. Mi sembra chiaro: “chiang’n” o, perchè no, “arzìan”.
7. Il primo suono della parola “occhio” (e anche del purale “occhi”) è la semivocale “w” (come in Washington). Più precisa (ma anche più pignola) è la trascrizione “uw”. Per il secondo suono, vale quanto detto al punto 2. Quindi “l’wcchj”.
La trascrizione che propongo è quindi identica a quella di Maria Concetta Miceli e di Giampiero Barbano, anche se, per semplicità, preferisco “wcchj” ad “uwcchj” (mi sembra che la pronuncia sia sostanzialmente la stessa). Anche altri hanno risposto in modo soddisfacente. La regola d’oro per vedere se si è trascritto bene o meno è quella di leggere ad alta voce quanto si è scritto.

Alla prossima!

Enzo Barnabà