Politica

L’assessore regionale ai Beni Culturali in visita a Floristella.

«L’Amministrazione dei Beni culturali metterà in campo tutte le azioni per creare un tavolo di lavoro che possa analizzare le difficoltà e porre rimedio alla situazione di stallo in cui versa l’Ente Parco Minerario Floristella-Grottacalda». Lo ha affermato Sebastiano Tusa, assessore regionale dei Beni culturali, durante una visita effettuata insieme all’on. Luisa Lantieri nel Parco Minerario di Floristella. Nell’occasione l’assessore ha incontrato il personale raccogliendo le criticità manifestategli e assicurando l’interessamento, oltre che in regione, anche presso le amministrazioni del territorio che compongono la struttura del Parco (l’ex provincia e i comuni di Enna, Piazza Armerina, Valguarnera e Aidone).

Ci sono tre cose da affrontare in tempi brevi, ha dichiarato Tusa: «risolvere la situazione di precarietà che vive il personale, procedere con il completamento del restauro di Palazzo Pennisi e migliorare la fruibilità complessiva del Parco minerario che, come altri siti di grande interesse culturale, ha in questi anni sofferto del disinteresse e della superficialità di chi avrebbe dovuto occuparsene per preservare un patrimonio di conoscenza e di memoria che non può essere disperso».

E difatti in questi anni (almeno dal 2012) l’Ente Parco ha sofferto perlomeno di … apatica noncuranza da parte di tutti coloro che avrebbero avuto titolo ad intervenire, con un susseguirsi di presidenti dimessisi di propria iniziativa, dimissionati per effetto dello spoil system post elezioni regionali, commissari ad acta di breve durata e con poteri limitati agli atti indifferibili e urgenti, consigli d’amministrazione mai insediati per la mancata approvazione del nuovo statuto dell’Ente Parco (infine approvato a marzo di quest’anno). Uno statuto che adesso riduce il numero dei componenti a sole tre unità tutti di nomina regionale, tra cui lo stesso presidente dell’ente, un dirigente dell’assessorato e un rappresentante legale (un sindaco o presidente di provincia) scelto in esito di una conferenza indetta tra gli enti che fanno parte e che finanziano il Parco minerario (i cinque enti locali citati sopra).

Un bel guazzabuglio burocratico denunciato più volte dal nostro sito. Un ginepraio di «disinteresse e superficialità», a detta dello stesso Tusa, a cui i lavoratori interessati, gli amanti di un territorio di così rara bellezza, le associazioni d’archeologia industriale e quelle ambientalistiche e culturali sperano venga posto fine al più presto.

Salvatore Di Vita