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Quella grande croce che veglia su Valguarnera

Da oltre cinquant’anni domina il paese, guardando al contempo verso Enna e i monti Erei. È la grande croce in ferro voluta e finanziata da Giuseppe Loggia, condivisa come idea dall’allora giovane sacerdote Agatino Acireale e realizzata dal talentuoso mosaicista friulano Giuseppe Fornasier insieme all’ingegnoso e versatile fabbro ennese Sabatino Savoca.

Erano i primi anni settanta e l’anzianissimo parroco della matrice Giacomo Magno non voleva saperne di un’opera spirituale fatta con soldi guadagnati in modo “poco convenzionale”. Già, perché Giuseppe Loggia da personaggio eclettico e dalle molteplici attività qual era stato, aveva finito per esercitare la professione di chiromante a Roma. Poi, nel pieno di una svolta mistica, tornò nella natìa Valguarnera per impiegare i proventi della sua attività in qualcosa d’imperituro.

Guardato con sospetto dal Magno, «veniva in Chiesa Madre a pregare e ascoltare la santa messa – racconta oggi padre Acireale – chiedendo di poter fare qualcosa di concreto per purificarsi dai peccati. “Vorrei fare una grande croce al Calvario”, diceva. “Tu non fai niente”, ribatteva mons. Magno, “tu leggi le mani e guadagni i soldi così, non sei degno di fare qualsiasi cosa di spirituale”». Ma Loggia insisteva nel suo proposito: «venne da me – continua Acireale – “Come debbo fare? A chi mi devo rivolgere?”. E in quella ostinazione io intuivo la bontà delle sue intenzioni e la sensibilità del pensiero. La chiesa non può materialmente impegnarsi per realizzare quest’opera, risposi. E lui: “no no, ci penso io, appronto io tutto il necessario e le spese”».

Si stabilì dunque di procedere e don Agatino ne ebbe il mandato esecutivo. «Decisi di rivolgermi a Giuseppe Fornasier, un vero artista che non mi deluse sia nella realizzazione della croce con il Cristo che risalta alla luce del faro nella sera, sia nei quattordici mosaici della Via Crucis posti alla base di essa; e poi per la chiesetta dalle caratteristiche vetrate, fatta subito dopo, che, come gli stessi mosaici, è stata distrutta da mano peccatrice».

Giuseppe Fornasier  – formatosi nella prestigiosa scuola del mosaico di Spilimbergo  – accettò l’incarico con entusiasmo e ricorda ancora molto bene quell’evento di tanti anni prima. «Non fu un’impresa semplice. Si lavorava non per la gloria, ma per il piacere di fare una cosa nuova, diversa, inventata. Un ruolo importante l’ebbe l’ingegnere Giuseppe Castro (decano degli ingegneri ennesi, ndr) che fece il calcolo strutturale del traliccio su cui è applicato il monumentale mosaico in ferro, poi con Sabatino Savoca realizzammo l’opera; ci confrontavamo di continuo: lui voleva sapere da me tutto quello che potevo dare e io viceversa. La croce, ben venti metri, la seconda per altezza in Europa, non la si poteva costruire in officina e portarla al Calvario perché la strada non lo permetteva. E non disponevamo nemmeno di una gru. La portammo in tronconi di circa due metri che tiravamo su con un argano “Tirfor” preso a prestito dall’Enel e bullonavamo i pezzi l’uno sull’altro. Nell’occasione fu l’alpino Fornasier (altra grande passione del Nostro, ndr) ad arrampicarsi dove gli altri non potevano arrivare». Per i mosaici della Via Crucis Fornasier non copiò da immagini preesistenti, utilizzò dei modelli reali coinvolgendo anche la moglie e altre amiche come figuranti delle pie donne: le metteva in posa, le fotografava realizzando poi il mosaico su quelle foto. «Per le strade di Enna vidi un giovane capellone di quegli anni settanta – racconta – era perfetto per rappresentare il Cristo. Gli chiesi se voleva posare per me e lui accettò. Per simulare il rilassamento muscolare delle braccia, non potendolo appendere inchiodato per le mani, lo legai per i polsi. Il risultato fu eccellente».

L’inaugurazione della croce in quel mese di agosto del 1972 fu un tripudio di fedeli e di autorità, in primis mons. Magno che, riveduto il primitivo giudizio sull’opera e convinto della sua potenza evocativa, si adoperò per la solenne benedizione a cura del vescovo Sebastiano Rosso. Ormai infermo, il novantaduenne parroco (morirà nel dicembre dello stesso anno) volle presenziare a tutti i costi facendosi condurre al Calvario con la sedia a rotelle e un mezzo di fortuna. Presenti tra i tanti, oltre a padre Acireale e altri prelati, l’ideatore e finanziatore Giuseppe Loggia, il sindaco Vincenzo Grassadonia e tutti i protagonisti dell’impresa.

 

13 giugno 2023

Salvatore Di Vita

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Foto aerea: Volando dronando di Calogero D’Angelo

La croce in costruzione: Giuseppe Fornasier

Magno e Loggia: archivio dott. Pierfrancesco Battiato (per gentile concessione della figlia Rita)

 

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