Cronaca e Attualità

Personale di Floristella salva il tetto in legno di Palazzo Pennisi

Ci poteva essere un epilogo ancora più amaro nel rogo del parco di Floristella. Un focolaio che covava nel sottotetto del Palazzo Pennisi – edificio simbolo dell’area mineraria – avrebbe potuto mandare in fumo le capriate in legno e l’intera copertura del fabbricato.

Se n’è accorto il mattino successivo all’incendio il personale dell’Ente che con la guida del geometra Salvatore D’Angelo stava sistemando alla meglio la chiusura delle porte incenerite dall’atmosfera arroventata del giorno precedente. Lo stesso calore che al piano alto stava subdolamente facendo ardere quell’unica volta in canne e gesso salvatasi a suo tempo dai crolli del tetto e mantenuta in opera con una tecnica particolare durante i lavori di consolidamento del palazzo eseguiti nei primi anni duemila.

Sentirne le esalazioni e capirne la provenienza non è stato un tutt’uno. «Eravamo in quattro al palazzo – dice D’Angelo – abbiamo setacciato palmo a palmo finché non abbiamo trovato il principio d’incendio. Non è stato facile, il piano superiore è un labirinto». Ma compreso il pericolo che si stava correndo, è scattata l’immediata richiesta d’intervento ai Vigili del Fuoco che giunti sul posto con le squadre del distaccamento di Enna, hanno bonificato il focolaio eseguendo un difficile intervento che ha comportato l’introduzione nel sottotetto di un pompiere opportunamente protetto e dotato di respiratore. I Vigili del Fuoco con spiccata professionalità non hanno abbandonato il sito sino a quando, intorno alle 16:30, hanno avuto la certezza che il fuoco fosse definitivamente spento.

 

Scongiurato così un altro doloroso capitolo per il Palazzo Pennisi che, lo ricordiamo, giunse al limite del crollo definitivo dopo la chiusura della miniera e il successivo abbandono degli edifici dell’area. Anni dopo, fu il subentro dell’«Ente parco minerario Floristella-Grottacalda» a risollevarne le sorti, giacché la stessa legge istitutiva disponeva l’acquisizione ed il recupero del Palazzo Pennisi di Floristella. Acquisizione che avvenne non senza difficoltà, così come il suo recupero infine attuato con un progetto della Soprintendenza di Enna e un finanziamento del P.O.R. Sicilia 2000-2006. Nel 2012 il progetto di «Completamento del restauro e musealizzazione di Palazzo Pennisi da destinare a Museo delle Miniere» risultò approvato ma fu il primo dei non finanziati. Non se ne fece più nulla, e seguì l’oblio. Ora è arrivato il fuoco appiccato da mano criminale che vorrebbe azzerare tutta la storia di uno dei siti d’archeologia industriale più importanti e significativi del meridione d’Italia. Ma sono in tanti a non accettare questa triste situazione e sperano che paradossalmente quest’incendio riattivi l’attenzione politica e la discussione sul destino ultimo di quest’ente che è stato voluto dal legislatore regionale per documentare la peculiare vicenda estrattiva dello zolfo siciliano dal momento del suo apparire nei primi dell’Ottocento e sino alla chiusura sul finire degli anni ottanta del Novecento.

 

«Si riuniscano a Floristella in seduta urgente e congiunta – dice Salvatore Trapani, già primo presidente dell’Ente parco minerario Floristella-Grottacalda – le Amministrazioni e i Consigli comunali di Enna, Valguarnera, Aidone e Piazza Armerina (enti locali facenti parte dell’Ente Parco, ndr) alla presenza degli Assessori regionali all’Ambiente e Beni culturali Sicilia e del rappresentante della Provincia regionale di Enna per accertare i danni e deliberare un piano “regionale” di “ripresa” generale del Parco minerario Floristella (Geopark) uno dei più ampi e importanti d’Europa».

Lo pensano in tanti, non solo Trapani. Bisogna reagire perché quanto accaduto è inammissibile. Si muova dunque la politica nelle sue espressioni più ampie e popolari. Ed è il minimo che in questo momento si può e si deve fare.

Salvatore Di Vita