Lavoro

Dopo Brexit: cosa fare?

L’Europa senza Gran Bretagna è la giusta e naturale conclusione dell’operato della classe politica della UE che in questi anni ha impartito dall’altro direttive e prescrizioni, a destra e a manca, facendole digerire agli Stati membri, senza che la classe politica di questi avesse un minimo di reazione.
In questi anni non è stata costruita l’Europa dei popoli, bensì l’Europa delle Banche, dei mercati finanziari e dei poteri forti. L’Europa come Ente Sovranazionale dedito a creare condizioni di sviluppo equo, sostenibile, che doveva ridurre i gap territoriali e le diseguaglianze sociali ed economiche, garantendo al contempo le minoranze etniche, ha solo contribuito a far arricchire i ricchi e ad impoverire i poveri.
Le politiche di austerità imposte dalla UE in questo ultimo decennio, caratterizzato da una crisi economica e finanziaria senza precedenti, hanno creato disagi a milioni di famiglie e messo ai margini della società milioni di giovani. Tali politiche, infatti, hanno imposto agli Stati membri di privilegiare le politiche di bilancio ed i loro pareggi, a discapito di politiche di espansione che potessero, invece, garantire interventi a favore dell’occupazione e del lavoro.
La stessa BCE, che opera in regime sostitutivo del ruolo delle Banche Centrali degli Stati membri, senza peraltro averne le funzioni istituzionali e lo stesso ruolo che queste svolgevano, in quanto lo statuto lo vieta espressamente, in questi anni ha distribuito miliardi di €uro al sistema bancario e finanziario europeo, senza che questa gran mole di denaro arrivasse e alimentasse il circuito economico, attraverso i prestiti da concedere a imprese e famiglie.
Abbiamo assistito in questi anni al salvataggio di decine di banche, ai quali la BCE ha concesso prestiti a tassi irrisori, consentendo una ricapitalizzazione attraverso l’acquisto di titoli di Stato a tassi più alti e quindi creando profitti, grazie al differenziale tra tasso del prestito ottenuto e rendimento dei titoli di Stato acquistati.
In questo modo, da un lato abbiamo salvato le banche e dall’altro abbiamo alleggerito la pressione sul debito sovrano degli Stati membri.
Dall’altro lato la UE ha preteso politiche fiscali da parte degli Stati membri per garantire i pareggi di bilancio e questo ha consentito di aumentare la pressione fiscale che soprattutto in Italia ha raggiunto livelli record e smantellare lo stato sociale.
Mi chiedo: al milione di imprese che sono fallite portandosi dietro tutto quello che ciò comporta (disagi nella classe imprenditoriale, perdita di posti di lavoro, debiti non pagati che assumono l’effetto domino, ecc.), ai milioni di lavoratori che hanno perso il lavoro, ai milioni di giovani che non riescono a trovare lavoro e a programmare il loro futuro, ai milioni di famiglie disagiate che non sono più destinatarie di politiche del welfare per i vincoli di bilancio: per tutto questo mondo, la UE ha fatto qualcosa? Gli Stati membri si sono per caso ribellati? C’è qualche commissario UE che per caso ha posto il problema?
Penso proprio di no. Anzi la fine della Grecia dimostra il contrario.
Provare per credere!. Basta farsi un giro in Grecia e capire lo stato di disagio diffuso e generale che c’è in gran parte della popolazione, privata oltre che del lavoro, dello stato sociale che non esiste più. Eppure abbiamo salvato il debito sovrano della Grecia e le Banche che facevano comodo al sistema.
Oggi che fare? Il problema non riguarda la sola Europa, con tutti gli effetti che comporterà l’uscita della Gran Bretagna, che a mio modesto avviso avrà ripercussioni solo di carattere finanziario e politico e che lievemente scalfirà i problemi che già sono sul tappeto.
Il problema è più generale e riguarda l’economia mondiale.
La domanda da porsi è: che mondo abbiamo costruito e che mondo vogliamo?.
Nessuno degli attuali attori-protagonisti sulla scena mondiale pone la vera questione e cioè: il sistema di sviluppo attuale basato sulla finanza, sul denaro, sul prevalere degli interessi economici, sul fare decidere pochi uomini, potenti e forti, le sorti del Pianeta, sullo spreco e sperpero delle risorse naturali limitate del Pianeta, sul non affrontare, per risolvere, le questioni dei debiti sovrani, delle differenze economiche e sociali tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo o a ritardo economico, ha dimostrato tutte le sue crepe ed i limiti del liberismo sfrenato e senza regole.
Occorre progettare e prevedere, partendo dalle situazioni di fatto a livello mondiale, un modello di sviluppo diverso, che sia sostenibile ed equo; un modello di sviluppo che metta al centro l’uomo, la sua famiglia; un sistema economico che privilegi il lavoro, soprattutto quello giovanile e aiuti le piccole imprese, perno essenziale per una crescita sostenibile; politiche fiscali che privilegino la redistribuzione della ricchezza all’interno degli Stati e nel Pianeta intero.
Per realizzare questo occorre sicuramente una mobilitazione generale e la ricerca di una classe dirigente all’altezza del ruolo.
Su questo, purtroppo, sono molto scettico, perchè scrutando il panorama internazionale, al momento, penso, che una sola persona nel mondo esprime queste idee ed è Papa Francesco.
Allora, bisogna rimboccarsi le maniche ed anziché piangere e prendersela con sé stessi, occorre iniziare una rivoluzione culturale ed economica dal basso. Non aspettiamo che qualcuno ci tolga le castagne dal fuoco.
Riflettiamo, riflettiamo, riflettiamo!!!!!!

Carlo Garofalo