Cultura e Società

San Cristofero, protettore di Valguarnera sin dal 1630

San Cristofero, chi vede la sua immagine per strada non morirà in giornata. È quanto narra una leggenda che affonda le sue radici nelle credenze medievali. Ed è per questa ragione che sono diffusissime le rappresentazioni del santo in proporzioni monumentali sui prospetti esterni di chiese o palazzi delle località in cui ne è celebrato il culto.
Anche Valguarnera – che ha avuto sin dalle origini San Cristofero come protettore e sin dal 1630 la chiesa principale a lui dedicata – ha un grande quadro del santo che benedice i passanti dalla facciata di una casa nella centralissima Via Garibaldi. Si tratta di un grande pannello in mattonelle maiolicate, alto tre metri e cinquanta, realizzato nel 1861 da Giuseppe Di Bartolo nella fabbrica di Salvatore Campoccia in Caltagirone. Il Magno, nelle sue Memorie storiche di Valguarnera Caropepe, ci dice che «Il signor Giarrizzo Cristofero, al quale toccò la sorte di avere attaccato il quadro alla sua casa, ne ha curato i restauri». Come a dire, con quel «toccò la sorte», che i proprietari della casa in questione non furono i committenti dell’opera, probabilmente decisa dal maggiori «fruitori» della visione propiziatoria del santo, ovvero i proprietari del gentilizio Palazzo Spina il cui portale d’ingresso fronteggia perfettamente il quadro dall’altro lato della strada.
Ma è solo un’ipotesi. Perché, nonostante accurate ricerche nelle fonti locali, null’altro si sa sulla titolarità della preziosa immagine che assurge oggi a bene culturale di rilevante valenza pubblica. Il pannello maiolicato, però, dopo oltre centocinquant’anni di esposizione agli agenti atmosferici, si presenta in cattive condizioni per il deterioramento progressivo della superficie smaltata e per il rigonfiamento delle mattonelle che rischiano di rovinare a terra per il possibile distacco.
Sono necessari, dunque, interventi urgenti. E in primo luogo occorre che gli enti istituzionalmente interessati (Soprintendenza, Comune di Valguarnera) «si accorgano» dello stato di precarietà in cui versa l’importante opera d’arte e agiscano di conseguenza.

Salvatore Di Vita